Giovedì 25 Giugno si è tenuta in piazza Prampolini, a Reggio Emilia, come in altre 60 città italiane, la manifestazione Priorità per la scuola, in vista della ripresa delle scuole a Settembre che, al momento, presenta enormi lacune e incertezze. La cosa che mi ha più colpito è che in piazza ci fosse, se ho visto bene, solo una docente delle scuole comunali dell’infanzia. E non ci fosse neppure l’assessore alla scuola e tante altre persone del mondo della scuola reggiana.
Allora mi è venuto in mente Loris Malaguzzi.
I suoi ultimi anni di vita: quello che disse e fece dopo il bombardamento di una scuola nella guerra in Bosnia, per esempio.
Ma ancora prima: quello che scrisse e fece quando ci fu la riforma della scuola elementare.
Nonostante Malaguzzi fosse il capo indiscusso delle scuole dell’infanzia reggiane, non parlava solo dei bambini e dei docenti delle scuole dell’infanzia reggiana. Non parlava solo ai loro genitori. Ma a tutti.
Voglio dire: non si occupava dei bambini solo fino a 5 anni, poi, quando ne compivano 6, se ne disinteressava e li lasciava andare al loro destino nella scuola pubblica. Ma restava accanto a loro. Combatteva, Malaguzzi, in tutte le sue battaglie, non per l’ alunno di una scuola, pubblica o privata che fosse, ma per un bambino-persona a 360 gradi. Per tutti.
Ecco, mi piacerebbe che ciò accadesse anche oggi.
Quando noi parliamo di bambini che stanno crescendo, che senso ha difendere i loro diritti e le loro condizioni scolastiche da 0 a 5 anni, da 6 a 11, da 112 a 16. Non stiamo forse parlando della stessa persona? E allora, perché se pensiamo che la compresenza sia importante fino a 5 anni, non dovrebbe esserlo anche a 6 anni? Parlo non a caso del caso della compresenza per cui Malaguzzi ha tanto combattuto. Certo non è un criterio economico. Anzi, è proprio antieconomico. ma qui, nella compresenza, si parla del rapporto tra numero dei docenti e numero degli studenti. Malaguzzi, per gli asili più belli del mondo, per il Reggio Approach, parla di 2 docenti ogni 20 bambini. A cui si aggiungono poi la figura dell’atelierista e del pedagogista che si sovrappongono, che abbassano ancora il numero del rapporto.
Colpisce che ora la commissione scientifica a cui il MIUR dovrebbe attenersi, parli, per una questione di sicurezza, di avere classi di 10/12 studenti per classe: cioè 10/12 studenti ogni singolo docente.
Malaguzzi parla di questo rapporto 1:10 come di un criterio di qualità. E fa bene: perché di fronte alle tante argomentazioni di cui si riempiono da decenni i genitori su cosa sia la qualità dell’educazione, almeno pone un punto fermo: più noi dedichiamo «tempo adulto» ai bambini, ai minori, ai ragazzi, più abbiamo la possibilità di avere una scuola e una pedagogia di qualità da offrire loro.
Si scopre cos’ che oggi parlare di qualità equivale a parlare di sicurezza. Sì, insomma, qualità e sicurezza non sono proprio sinonimi, ma quasi.
La cosa che mi stupisce, allora, proprio oggi, è questa: a settembre, per questioni non tanto di qualità, ma di sicurezza, ci viene chiesto di sdoppiare le classi per non avere classi di 10/12 alunni per classe. Ma il Ministero dell’Istruzione e per il nostro governo, di cui fa parte anche il PD, non ha assunto nessun nuovo docente e non prevede certo di assumerne il doppio, come sarebbe dovuto se si volessero sdoppiare veramente le classi pollaio e non solo prendere in giro studenti e famiglie. E d’altra parte, i docenti già assunti non possiedono il dono dell’ubiquità. Quindi?
Quindi si sta andando frontalmente verso un disastroso inizio di anni scolastico a settembre per tutti gli studenti italiani e le loro famiglie.
Ma il comune di Reggio, città delle persone e che ha per sua vocazione l’educazione da sempre, non dice nulla. E non dice nulla la trinità di Reggio Children: fondazione, Istituzione, eccetera.
Come è possibile? Immaginiamo accadesse il contrario: qualcuno affermasse che le scuole dell’infanzia del Reggio Approach dev’essere avere 30 alunni di 4/5 anni con solo un docente. Il comune di Reggio protesterebbe? E la trinità di Reggio Children? E Vanna
Iori e gli altri politici o amministratori o politici reggiani? E il nostro sindaco? E Graziano Delrio?
Cari reggiani che vi occupate a vario titolo di educazione: avete notato che anche Bonaccini ha protestato e intimato al governo il suo ultimatum sulla scuola? Possibile che nessuno abbia da dire niente? Che ci si muova solo se le condizioni educative penalizzano i bambini al di sotto dei 6 anni e non chi ha da 6 anni in su? Ma allora che credibilità abbiamo veramente? Ma allora ci interessano veramente i bambini e i ragazzi in quanto bambini, e i bambini di tutta Italia e del mondo, o ci interessano solo alcuni di loro? Magari solo quelli che frequentino la nostra scuola e basta?
Sembra una questione da poco, ma non lo è. Come sapeva bene Loris Malaguzzi. Mi auguro che le docenti della scuola dell’infanzia comunali e i nostri amministratori siano al più presto al fianco dei sindacati e dei docenti e degli studenti e delle loro famiglie reggiane che si battono per una ripresa sicura e di qualità della scuola pubblica a settembre.
Se ciò non accadesse, credo perderebbero una grande occasione.
Ne approfitto anche per chiedere ufficialmente ai segretari del PD della città, della provincia, della regione, la loro posizione su questa questione perché il loro silenzio è diventato davvero assordante. Lo chiedo
disperatamente. Perché io e tanti altri cittadini possiamo orientare al più presto il nostro prossimo voto alle elezioni politiche e amministrative che prima o poi verranno.