Credo che anche questa situazione di sofferenza legata alla pandemia ancora in corso, sofferenza e difficoltà sia per i minori che per gli adulti, nonostante tutto ci abbia insegnato qualcosa di importante riguardo alla nostra scuola pubblica. Soprattutto ci ha fatto vedere con limpidezza gli errori commessi negli ultimi venticinque anni dai governo che si sono via via succeduti, sia di centrodestra che di centrosinistra. Si possono scoprire tante cose dai propri errori. Quali? Per esempio che è importante rafforzare il patto educativo docenti-studenti-genitori alla base di ogni progetto educativo; che dobbiamo investire di più in sanità, certo, ma anche in scuola pubblica; che le classi pollaio non avevano senso; che i nostri docenti sono troppo anziani e da tempo occorreva fare più concorsi invece che posticipare la pensione; che occorre spendere più cose nelle cose che contano come la scuola, invece che in altro; che la qualità della scuola è fortemente legata anche al rapporto numerico tra studenti e docenti: meno studenti ci sono per classe, più si possono seguire gli studenti che hanno meno possibilità per realizzare, almeno provarci, la scuola di cui si parla nella nostra Costituzione; che in questo periodo le famiglie italiane hanno capito meglio l’importanza della scuola pubblica e il lavoro dei docenti; che i valori come la cooperazione e la solidarietà e il mutuo aiuto non sono validi solo quando ci sono delle catastrofi, ma sempre, e a questi valori vogliamo educare i cittadini di domani, non all’individualismo esasperato, alla meritocrazia, all’egoismo, alla concorrenza sfrenata di tutti contro tutti perché così facendo ci perdono tutti, soprattutto i più deboli; che tagliando in modo sconsiderato fondi e personale alla scuola pubblica come è stato fatto si rischia di fare male a ciò che abbiamo di più caro al mondo: i nostri figli. E questo nessuna mamma e nessun papà e nessun docente è disposto a farlo.
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