Recentemente abbiamo parlato delle risaie e della coltivazione del riso. Vi ricordate quando?
“Ah, sì! Adesso ho capito cosa erano le risaie!”
“Mi ricordo… Mi ricordo che abbiamo parlato del riso perché nella pianura Padana si coltiva il riso”.
“Sì’, ne abbiamo parlato quando abbiamo parlato delle pianure italiane e la pianura Padana è poi la più grande”.
“Ah, ho capito! Le risaie sono i campi dove si coltiva il riso, vero?”
“Io mi ricordo, adesso. Sì, c’era anche una foto sul libro”.
“La pianura Padana è una delle zone dell’Europa e del mondo dove si produce più riso perché ha molta acqua. Perché per coltivare il riso ci vuole molta acqua. Le piantine devono essere mezze affogate nell’acqua. Cioè, affollato no, ma quasi. L’acqua deve essere almeno di dieci o quindici centimetri di altezza. Deve spuntare solo la punta della piantina”.
“Io non ci sono mai stato in una risaia ma secondo me deve essere bellissimo perché secondo me è come andare in una piscina solo che tocchi sempre, non c’è mai l’acqua alta dove non tocchi”.
“Noi in geografia avevamo studiato che nella pianura Padana è possibile coltivare molto riso perché c’è molta acqua, ci sono molti canali artificiali che permettono di allagare sempre i campi, irrigarli”.
“L’abbondanza di acqua è necessaria per la crescita del riso”.
“Poi i campi devono essere perfettamente livellati altrimenti l’acqua trasloca fuori e se ne va da tutte le parti”.
“Sì, deve essere tutta livellata, l’acqua, perciò anche il terreno”.
“Poi è divisa in vasche come una piscina vera, cioè in rettangoli”.
Ricordate cosa abbiamo studiato sulla coltivazione del riso?
“La semina. Perché la semina è tra Aprile e Maggio, se mi ricordo bene”.
“Mentre crescono le piante bisogna sempre misurarle per controllare se crescono bene e per controllare se c’è sempre l’acqua di dieci o quindici centimetri intorno a loro perché le piantine di riso hanno sempre bisogno di acqua, devono bere molto, sono molto esigenti. Non si saziano mai”.
“Dopo però i campi che sono stati riempiti con l’acqua dei canali, dopo, quando le piantine sono cresciute, i campi sono prosciugati: l’acqua viene trasportata indietro nei canali da dove prima veniva”.
“Poi ci sono le macchine mietitrebbiatrici che fanno l’operazione di raccolta del riso. Prima invece, fino a cinquanta o cento anni fa, il riso bisognava raccoglierlo a mano ed erano soprattutto le donne e le ragazze che lo raccoglievano con degli stivaloni, con la schiena piegata”.
“Gli stivali di gomma per stare nell’acqua”.
“Era un po’ come stare al mare”.
“In piscina”.
“Noi abbiamo visto anche un video dove facevano vedere le…. “.
“Le mondine”.
“Sì, loro si chiamavano mondine. Quelle che raccoglievano il riso. Erano delle ragazze. Si vestivano in modo molto elegante”.
“Anche… Loro hanno anche inventato moltissime canzoni perché noi ne abbiamo ascoltate tre. Cantavano mentre raccoglievano il riso. Cantavano e lo raccoglievano. Erano molto brave. Però sono tutte canzoni senza musica, solo col coro. Cioè, loro facevano la musica stessa con la loro voce, con le loro parole, perché mentre erano nella risaia non potevano mica raccogliere il riso e suonare la chitarra o il violino, eh?”
“Sì, si chiamavano mondine. Perché poi la raccolta del riso si chiamava non raccolta, ma monda”.
“A me le canzoni delle mondine che abbiamo ascoltato piacevano moltissimo anche se loro cantavano un po’ in dialetto”.
Ci sono ancora le risaie?
“Le risaie? Sì, credo”.
“Le mondine no, ma le risaie sì. Perché se noi mangiamo ancora il riso, ci sono. Non possono non esserci”.
“A me il riso piace molto. Anche con il formaggio e basta”.
“Ci sono ancora tante risaie a Vercelli, a Pavia, a Novara e in altre province della pianura Padana”.
“Anche a me il riso piace molto. Però preferisco la pasta”.
“Al centro e al sud Italia invece non ci sono perché non c’è abbastanza acqua, non ci sono abbastanza canali e le piantine potrebbero anche morire”.
(il Manifesto – 2 Agosto 2018)