Si avvicina l’inizio del nuovo anno scolastico e il ministro dell’Interno Salvini, dopo essersi inventato per mesi un’emergenza immigrati inesistente, punta ora sull’inesistente emergenza droga che starebbe dilaniando la scuola pubblica italiana. Naturalmente non si parla di ristrutturazione di edifici scolastici pericolanti né tanto meno di pedagogia, ma di sicurezza e di criminalità. A scuola.
«L’approssimarsi dell’inizio dell’anno scolastico impone di prestare la massima attenzione a tutti quei fenomeni di devianza che, proprio in concomitanza con lo svolgimento dell’attività didattica, raggiungono i maggiori livelli di diffusione».
Il riferimento è, in particolare, al bullismo e al cyberbullismo, nonché al consumo di droga. Il piano straordinario porta la polizia a scuola per controllare i bambini e i ragazzini contro lo spaccio.
Cosa prevede il Ministro?
«Controlli straordinari anti-droga in numerose città per bloccare gli spacciatori di morte (spesso immigrati irregolari) davanti alle scuole italiane, alla riapertura di settembre». Parole sue.
È la famosa e fumosa «Scuola di Polizia».
«Appare indispensabile intensificare ulteriormente le proficue interlocuzioni già avviate con tutte le componenti del sistema, fornendo la più ampia collaborazione e ogni necessaria forma di supporto allo scopo di stringere sempre più le maglie della prevenzione e favorire il processo di superamento delle più gravi forme di devianza» perché le «aree circostanti gli istituti scolastici, (sono) considerate da sempre “luoghi di elezione” per la vendita e la cessione di sostanze stupefacenti, oltre che da una mirata attività info-investigativa, che ha già inflitto duri colpi alle consorterie criminali».
Non importa se il piano prevede il controllo solo di una percentuale modestissima di scuole in una decina di città italiane. L’importante è il racconto dei Buoni e dei Cattivi che se ne fa prosegua, è il messaggio strumentale e propagandistico.
È chiaro che il governo non intende minimamente lavorare né sulla scuola né sull’immigrazione, ma solo sulla “percezione” di un pericolo che lui stesso si affanna ad animare.
E così siamo arrivati alla militarizzazione di tutto ciò che c’è attorno alla scuola.