Cosa ricordate dell’incontro con Alessandro Sanna? Spiegate con parole vostre chi è?
“A me è piaciuto perché lui è simpatico. Parla piano. Poi disegna molto bene”.
“Abbiamo incontrato Alessandro Sanna in biblioteca. A Reggio Emilia. Lui è un disegnatore. Anzi, un illustratore. Lui fa i disegni per i libri per i bambini. Per le storie. Però delle storie se le inventa anche lui”.
“A me è piaciuta molto la storia del fiume Po. E’ molto bella perché anche, poi, è senza parole e si racconta anche senza parole. Sì, anche senza parole è una storia e a me ha stupito perché non pensavo che si faceva una storia solo con i disegni”.
“Lui, Alessandro, ha fatto il libro dei cuori. Tutti i tipi di cuore diverso. Con tutti i sentimenti diversi. Per me quello era il mio libro preferito perché ha avuto un’idea bellissima, per me”.
“A me piaceva molto il cuore a forma di riccio”.
“Lui diceva l’aggettivo del cuore”.
“Sì, perché ogni aggettivo esprime un sentimento e ogni cuore era diverso”.
“A me è piaciuto quando ha disegnato dal vivo, con il pennarello”.
Aveva anche un libro speciale su cui disegnare…
“Era bellissimo! Sì, perché lui disegnava come su un libro con le pagine elettroniche, mi pare. Come un computer. Ma con tanti computer. Lui disegnava con una biro che aveva una lucina rossa in alto e insomma, se lui disegnava su questa pagina dura, dopo il disegno si vedeva anche sullo schermo del proiettore, in grande, e lo potevano vedere tutto”.
“Quello, per me, è un computer speciale che hanno solo i disegnatori molto famosi come Alessandro perché io non ho mai visto un computer come quello”.
“!Non era un computer, era un libro. Ma non era di carta”.
“E’ vero, era un libro. Infatti Alessandro ha detto che costa tanto, ricordate? Costa tanto, ma poi non lo cambi mai. Perché quando hai finito di disegnare e di scrivere su tutte le pagine, tu, dopo, non devi cancellarle, non devi comperare un altro quaderno, tu devi solo salvare i disegni e le scritte come su un computer, in una cartella, una cartella del computer, e il libro, le pagine del libro speciale, tornano ad essere tutte bianche, tutte pronte per essere di nuovo scritte e disegnate”.
“A me è piaciuto molto vedere anche come disegnava con il pennarello nero. Sul foglio grande di carta. Perché mi sono meravigliato di più. Perché quando usava il libro speciale, il libro con la penna rossa, la lucina rossa, pensavo che era la penna rossa a disegnare così bene, non era lui. Invece quando ho visto che Alessandro faceva quel disegno bellissimo anche con la carta e i pennarelli che usiamo anche noi, ho capito che era veramente bravissimo”.
“A me piaceva il gatto che ha disegnato perché sembrava un po’ un gatto e un po’ un pianoforte, bianco e nero come la tastiera di un pianoforte che ha i tasti bianchi ma anche i tasti neri”.
Avete capito come ha fatto a diventare illustratore?
“Sì. Lui prima faceva il pittore, i quadri, Ma i quadri erano pochi. La gente doveva andare da lui a vederli, i suoi quadri. Invece le illustrazioni dei libri ha detto che vanno verso i lettori, vanno fuori dai quadri e verso i bambini”.
“Sì, perché si stampano. Sui libri. Ma i disegni originali li tiene lui e poi certe volte li vende. Come quello dell’uomo nella notte”.
“A me è piaciuto anche il libro che parla della mostra, della sala mostra dove non c’erano i quadri. Anzi, dove i quadri erano tutti bianchi. Era una mostra speciale. Era uno scherzo”.
“E’ stato divertente leggere quella storia perché poi era un’altra storia senza parole .Per me bisogna essere molto bravi a disegnare, per raccontare delle storie senza parole”.
“Ci ha fatto anche l’autografo, a noi”.
“A noi Alessandro ha fatto anche un disegno, oltre all’autografo”.
“A me piacerebbe saper disegnare come lui”.
“Ti devi allenare, lui ha detto che bisogna fare così”.
“Secondo me fare il disegnatore, l’illustrazione di storie, forse è il mestiere più bello del mondo. Però io pensavo che era un po’ più facile. Invece Alessandro ci ha spiegato che bisogna lavorare tante ore al giorno e non si diventa proprio ricchi perché lui poi, anche se è molto famoso, per me non è proprio ricchissimo”.
(il Manifesto – 14 Giugno 2018)